Locandina film

[fbshare type=”button”] di Edoardo De Angelis (ITA 2014, 95′)

Storia anomala, di mafia sì, ma non conforme ai classici schemi. Le mafie son due: la prima è calcolatrice, intelligente, disposta a cedere qualche informazione e a rischiare una collaborazione con la Legge pur di entrare in possesso di un tesoro. La seconda è decisamente meno colta, maggiormente vicina all’immaginario collettivo che fa paura, fatto di delinquentelli dal coltello facile e sbruffoni armati, che obbligano al rispetto solo perché immediatamente e fisicamente pericolosi. La prima è quella di cui è difficile liberarsi, perché ha capito che starsene tranquilli a far soldi, paga certamente di più che andare in giro a minacciare malcapitati passanti, come invece fa la seconda.

Ma le due mafie non sono sole, né autoreferenti. Fra loro ci sono le istituzioni giudiziarie che indagano, c’è un padre sotto scacco per un doppio ricatto, c’è una figlia poco più che adolescente con addosso gli stereotipi propri di quell’età: la ribellione fine a se stessa, che passa per una contrapposizione forte, ostentata, dolorosa e la incauta presunzione di poter stemperare o redimere una delle due mafie; c’è un amico di quel padre, disincantato, rassegnato allo schifo che lo circonda, incapace di superare i propri drammi interiori.

Ma è la solitudine la protagonista assoluta: crea barriere, strafottenza, pesantissimi silenzi, tragiche decisioni.
Quando gli eventi si accentrano, quasi a vessare i protagonisti, le carte si mischiano. Sì: sappiamo chi sono i buoni e chi i cattivi, e facciamo il tifo per i primi, e ci aspettiamo che i secondi soccombano, ma ancora una volta c’è una dissonanza, quasi la necessità che una visione giansenistica della vita rimanga l’unica possibilità di rimettere in ordine i ruoli così come ci si aspetta debbano essere.

By Nicola Sollai LaboratorioVentotto

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Immagine di copertina: Perez, un momento del film (Tutti i diritti riservati)