Ad oltre un mese dalla sua comparsa sui grandi schermi, il blockbuster Barbie diventa il più grande successo della storia della Warner Bros, nella top ten del botteghino del Belpaese, preceduto solo (almeno per ora) da La Vita è bella (31,2 milioni) contro i suoi “appena” 30,6 milioni di incasso (almeno al momento in cui scrivo).

La pellicola di Greta Gerwig, che firma la sceneggiatura insieme a Noah Baumbach, vede come protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling, con una espressiva ed eloquente America Ferrera. Nella prima scena del film la famosa bambola Mattel (leggete qui la sua storia) appare con il suo primo costume da bagno, a righe orizzontali bianche e nere, come il monolite di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick: enorme in un deserto di bambolotti per bambine educate alla maternità. Come scimmie ammaestrate aventi come unico destino femminile lo svezzamento del surrogato di figli, sulla musica di Così parlò Zarathustra di Richard Strauss, le bambine inizieranno ben presto a distruggere i bambolotti. E da allora, con scena didascalica, niente sarà più come prima (così dice il fotogramma).

Lungo la storia, che vede Barbie percorrere una strada di crescita personale, la bambola passerà dallo stato di “non individuo” giocato” e mai in grado di giocare e vivere, a quello di donna (una citazione di The Lego Movie, che vedeva come protagonista proprio Will Ferrell, presente anche in Barbie nel ruolo del boss della Mattel). Nel mondo di Barbie e Ken tutto è finto, “life in plastic” per eccellenza (come nella canzone): anche l’oceano lo è, un po’ di cartapesta un po’ di polistirolo, e richiama il mare di The Truman Show di Peter Weir, in cui Jim Carrey ne solcava le onde in un set reale che di reale non aveva nulla. Ma sarà la volontà della protagonista a dare una smossa alla trama, e alla sua vita, quando davanti alla scelta fra una scarpa con il tacco e una Birkenstock replicherà in salsa ironica il dilemma di Neo in Matrix (pillola rossa o pillola blu, ricordate?). A separare il mondo reale dal suo, una lunga strada, anche lei una citazione pop: la Route 66 o la famosa Yellow Brick Road del Mago di Oz.

Il vero successo del film – che pecca solo di una fine un po’ troppo biopic – è pero di Gosling: bravo interprete, mai ridicolo, convincente e autonomo rispetto al cliché che il film avrebbe potuto generare: Ken si ritrova a evocare Il Padrino di Coppola (citato esplicitamente in una scena), il Rocky di Stallone (lo ha ammesso la stessa regista ndr) e infine i protagonisti maschili – stereotipati e patriarcali – di Top Gun, Flashdance e Grease. Da parte dell’attore di Blade Runner 2049 e La La Land uno sforzo interpretativo capace di valorizzare la trama e redimere il suo viso da quel plastico e fotogenico alone che Hollywood gli aveva un po’ appiccicato addosso.

Barbie è un trionfo di ironia e riflessione sulle tematiche di genere in cui il patriarcato di Terra Amara – tutto cavalli, baffi e auto di grossa cilindrata – viene stropicciato, irriso e smontato fino al monologo della bravissima America Ferrera: “Devi essere magra, ma non troppo. E non si può mai dire di voler essere magri. Devi dire che vuoi essere sana, ma allo stesso tempo devi essere magra. Devi avere soldi, ma non puoi chiedere soldi perché è volgare. Devi essere un capo, ma non puoi essere cattiva. Devi comandare, ma non puoi schiacciare le idee degli altri. Devi amare l’essere madre, ma non parlare dei tuoi figli per tutto il dannatissimo tempo. Devi essere una donna in carriera, ma anche preoccuparti sempre degli altri. Devi rispondere del cattivo comportamento degli uomini, il che è assurdo, ma se lo fai notare, vieni accusata di essere una che si lamenta. Dovresti rimanere bella per gli uomini, ma non così bella da tentarli troppo o da minacciare le altre donne, perché dovresti far parte della sorellanza. Ma devi sempre distinguerti dagli altri ed essere sempre grata. Senza dimenticare che il sistema è truccato. Quindi, trova un modo per farlo notare, ma essendone sempre grata. Non devi mai invecchiare, mai essere maleducata, mai metterti in mostra, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai uscire dalle righe. È troppo difficile! È troppo contraddittorio e nessuno ti dà una medaglia o ti ringrazia! E poi si scopre che non solo stai sbagliando tutto, ma che è anche colpa tua. Sono così stanca di vedere me stessa e ogni altra donna che si distrugge per piacere alla gente.”