[fbshare type=”button”] Siamo fatti di emozioni, molte di esse provengono dal passato, dai momenti sereni e costruttivi della nostra esistenza, nel senso che con essi siamo stati capaci di costruire identità, carattere e quel complesso intreccio di accenti, sfumature e sensazioni che ci sono propri e che contribuiscono a definirci in quanto esseri umani.

cattedrale di Santa Maria Assunta, Duomo di Oristano, volta,  Foto by Duranti©

Cattedrale di Santa Maria Assunta, Duomo di Oristano, volta, Foto by Duranti©

Sa Sartiglia è senza dubbio, per chi scrive, tutto questo. Non solo perché nato al San Martino di Oristano esattamente un giorno della Sartiglia di trentotto anni fa, ma anche perché è possibile riconoscere nell’antica giostra equestre quelle caratteristiche storiche e antropologiche che tanto sono state amate nei libri di storia, quella struttura urbana e statuale precipua del territorio che così tanto rende speciale e unica l’identità dell’Isola. Sa Sartiglia è come un fremito della pelle dopo un bagno a Torregrande con il vento di Maestrale, percorre la città dalla torre di Portixedda fino all’antica Torre di Mariano II, passa da piazza Eleonora, entra nell’omonimo Bar, scivola nel bellissimo Duomo, in un palcoscenico sacro tipico del Barocco piemontese, e prosegue infinita e superba.

Sa Sartiglia è la folla che invade ogni angolo delle strade la domenica e l’ultimo martedì di carnevale, che si assiepa lungo il percorso, che segue il banditore che richiama la popolazione all’evento (Si fazzat un laudabile giostra, / ovvero Sartilla, tra donnos, donnicellos, lieros / e mannos homines), che affolla la via Aristana, sede del Gremio dei Contadini, o la via Palmas per il Gremio dei Falegnami, per cercare di assistere al complesso cerimoniale della vestizione de Su Cumponidori (clicca qui), campione della giostra, rappresentante della natura umana, del destino della comunità. Assistere alla Sartiglia è come stare nella stanza della memoria, «al centro di correnti vorticose che girano a spirali in questa stanza dove i miei cento orologi sgranano battiti diversi in diversi timbri» (cit.), vivendo in uno stesso tempo infinito, il presente.

La mattina di domenica 15, un po’ oscurata dal tempo piovoso, noi di MockUp siamo arrivati a Oristano molto presto. Il tempo di fare una breve colazione, di accreditarci presso gli uffici della Fondazione Sa Sartiglia, che anno dopo anno si impegna in attività organizzative e culturali degne di stima, e infine di raggiungere il luogo in cui Su Cumponidori officia, insieme alle donne, il cerimoniale della vestizione. Il nostro live tweeting, seguito con due postazioni, une esterna e una interna al Gremio, ha seguito l’evento dalla vestizione fino alle pariglie.

Sa Sartiglia 2015, Su Cumponidori del Gremio del Contadini, Foto by Duranti©

Sa Sartiglia 2015, Su Cumponidori del Gremio del Contadini, Foto by Duranti©

Il cavaliere che dovrà diventare campione sovrannaturale, essere asessuato caratterizzato dalla maschera color terra o bianca, arriva sulla tavola rialzata (Sa mesitta), davanti al suo scranno di legno intagliato, indossa i soli pantaloni di cuoio e una maglia bianca. Viene  vestito con la lunga camicia orlata di pizzo, con il coietto, lungo giustacuore di cuoio che ricorda il grembiale del fabbro, colui che forgia il ferro e doma gli eventi, il poeta, e con un complicato intrico di fazzoletti che, contornando il viso, permettono alla maschera di calzare a pennello.

I tamburini e i trombettieri, con precise sonorità, contribuiscono a dare all’evento della vestizione un carattere antropologico forte, come un rito sciamanico esaltano i gesti, stordiscono i presenti accompagnandoli in una dimensione in bilico fra il medievale e il rurale nella quale la paura non esiste. Una sorta di Gotico internazionale in cui i colori forti del rosso, del celeste e del dorato fanno da contraltare al mondo vegetale e dei campi di cui il Campidano è fatto.

Poi arriva il cavallo, coi nervi tesi a causa della gente che osserva intorno. Un essere sovrasensibile dalle forze smisurate, scattante, che si porta appresso il colore fulgido del pelo raso, l’odore del cuoio e quel rumore dell’aria che passa per le froge e fuoriesce dalle narici. Agile sulla groppa, con la schiena incurvata all’indietro, il cavaliere misterioso impugna Sa Pippia de Maju per benedire la gente, leggero «come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli» (cit.).

La giornata di domenica 15 febbraio ha visto Su Cumponidori Corrado Massidda incrociare la spada con Ignazio Lombardi (Su Segundu, ovvero il secondo cavaliere), e martedì 17 Su Cumponidori Alessandro Crobu, detto Su Longu, incrociare la spada con Tore Pau. Diciannove stelle prese dai cavalieri la domenica e uguale numero di stelle preso dai cavalieri martedì 17 febbraio.

Sa Sartiglia 2015, Gremio del Contadini, Corsa alla stella, Foto by Duranti©

Sa Sartiglia 2015, Gremio del Contadini, Corsa alla stella, Foto by Duranti©

Le pariglie, seppur con le difficoltà dovute all’umidità (specialmente nel primo giorno), hanno offerto spettacoli acrobatici grazie al coraggio dei cavalieri e alla preparazione dei destrieri. Formazioni due su due, tre su tre, piramidi (Giandolfi, Manias e Piroddi), ponti, verticali volanti (Maldotti, Manni e Tocco), centrali girate e laterali con “su punteddu” che tiene uniti i cavalli (da sottolineare il recupero di pariglie che si facevano negli anni cinquanta e sessanta).

Alla fine, dopo qualche sorso di vernaccia della provincia di Oristano, con quel gusto sottile e caldo tipico della mandorla e quel colore elegante che ricorda l’ambra, ci limitiamo a guadagnare la strada per la stazione ferroviaria, piccola e accogliente, pensando già alla prossima edizione.

Come il vento che soffia, la Sartiglia non smette mai.

 

By Matteo Tuveri

 

 

LA GALLERIA DI MOCKUP


Immagine di copertina: Sa Sartiglia 2015, Su Cumponidori del Gremio del Contadini, Foto by Duranti©