Sanremo si muove così quest’anno di pandemia e polemiche: fra detrattori (come sempre) ed esaltati sostenitori. In un vortice di tentativi e obiettivi raggiunti. L’impatto delle poltroncine vuote, come capita per tutti i teatri e i cinema d’Europa, è forte. Così forte che Rosario Fiorello ne fa una gag dolceamara, correndo fra le sedute vuote e parlando a queste ultime per richiamare un’immaginaria ola.

Il nuovo singolo di Loredana Bertè, presentato in anteprima al Festival di Sanremo 2021

Arisa è molto brava, anche perché non è mai uguale a se stessa. La canzone – Potevi fare di più – è stranamente struggente e “adulta” rispetto al solito. La cantante di Pignola inizia ad avere un bagaglio di esperienza notevole, e sta diventando “pericolosa” (per i suoi colleghi, si intende), uscendo dalla comfort zone (della ragazza “strana” e dalla voce curiosa). Fedez e Michielin (Chiamami per nome: tormentone garantito in radio. C’è da dire, un tormentone piuttosto elegante), molto attuali con una sonorità giovane. Quello che toccano diventa oro. Fedez accenna un pianto all’abbraccio della collega: ed è subito Tv intimista! I Måneskin – Zitti e buoni – sono una conquista per il Sanremo di “solecuoreamore”. Sembrano alieni su quel palco, ma appartengono a un pubblico diffuso e appassionato (bravo Amadeus!) e cantano l’attitudine alla libertà e alla ribellione (“Se vuoi fermarmi ritenta / Prova a tagliarmi la testa“).

I Come_Cose sono insoliti (Fiamme negli occhi). Necessari e stranianti creature indie-pop rap. Orecchiabili. Noemi ancora non mi è rimasta (anche se mi piace da tempo immemorabile). Annalisa, che di solito mi piace, aleggia nel limbo di quelli da risentire (a quanto pare strapiaciuta, in graduatoria è la prima). Sono due canzoni che riascolterò perchè le artiste mostrano da sempre un progetto musicale coerente, una voce seria e un appeal non comune. Poi c’è Madame: un po’ anni novanta, un po’ rock attuale. Mi hanno divertito Colapesce e Dimartino con le loro citazioni di una certa musica leggera: Iglesias, Pupo, Matia Bazar. Niente di che, s’intende, ma anche qui c’è un progetto dietro (come in tutte le cose “niente di che” degne di un certo successo). Poi c’è Renga, che non si sbilancia. È un po’ la sua stessa canzone (come del resto Gazzè) con la stessa bella voce. Aiello, seguito dal sottoscritto sul web è un po’ giù di tono (la diretta colpisce anche i più bravi, e lui lo è). Riuscirà a entrare in testa e soprattutto ha tanto seguito online (arribravo Amadeus!). Fasma è un rapper, è bravo. Canta con la distorsione vocale ed è giovane (di quelli che fanno successo, per intenderci).

Un discorso a parte per Loredana Bertè (ospite): il nuovo singolo (Sono il padre delle mie carezze / E la madre delle mie esperienze / Sono figlia di una certa fama / Sono una figlia di figlia di / Loredana)è già un successo annunciato in cima alla classifica, meraviglioso! Achille Lauro è performante, è l’eccellenza (non sempre, ovvio, ma lui si percepisce tale ed è quello che conta, sempre, nella vita). Appare con una gorgiera di piume rosa, e spiega: “Sono il Glam rock. Sono un volto coperto dal trucco. La lacrima che lo rovina. Il velo di mistero sulla vita. Sono la solitudine nascosta in un costume da palcoscenico. Sessualmente tutto. Genericamente niente“.

Fiorello, che di solito è too much per il sottoscritto, è necessario perché il palco è vuoto, lui lo riempie perché non è lì per dire due parole ma per lavorare, per muoversi, per ottimizzare qualsiasi imprevisto gli si ponga davanti. Ed è quello che ci voleva perchè non può esserci, quest’anno, il solito circo di fiori, gag corali o andirivieni. Con questo criterio anche la scelta della De Angelis, che canta e si esprime bene, con ironia (ed è “sveglia”).

Sarebbe bello, per un attimo, che il paese reale si ispirasse a questo Sanremo, in cui ognuno fa quello che sa fare e pertanto lo fa bene (può non piacere, ma lo fa con cognizione di causa). Vivendo in un paese dove – a volte – i medici pensano di essere notai, i commessi impiegati di banca, gli impiegati pubblici star di Hollywood, i politici cortigiani di Luigi XIV (e le persone comuni e preparate sono, invece, trattate jolly da usare a piacimento). Strano per il Belpaese vedere uno showman che fa quello che deve fare, è un cantante che canta o un’attrice che recita. Per ora 8 è un voto meritato!