L’asfalto nero è rovente, l’afa aumenta, ma i viali del Pride Park (al Parco della Musica del Capoluogo sardo) si riempiono di persone: gazebo e banchetti ospitano non solo artigiani, creativi e punti ristoro, ma anche associazioni e volontari.

Il foto racconto nel nostro editoriale.

Matteo Tuveri e Giulia Marini, Direttore Editoriale e Redattrice di MockUp Magazine

Inizia così il Sardegna Pride 2023 (preceduto da un mese di eventi sociali e culturali denominato Queeresima) che attira e coinvolge una folla oceanica da tutta l’Isola per le strade di Cagliari e percorre la città animata dai carri tematici, dalla musica, dalle madrine Karma B (duo Drag già rivelazione di “Ciao Maschio” su RaiUno) e dall’entusiasmo della società civile che non solo segue il corteo ma che partecipa dalle finestre e dai balconi delle case.

Prima della partenza del corteo viene letto (anche nella lingua dei segni) il Manifesto Unitario del Sardegna Pride perché, occorre ricordarlo, la festa rimane soprattutto una manifestazione politica antifascista con cui i partecipanti prendono posizione nei confronti di tematiche come LE famiglie (il plurale è d’obbligo in una società pluralista) e i modi di vivere e gestire quotidianamente l’amore e la cura delle persone che si amano.

Sullo sfondo l’autodeterminazione nella gestione dei propri corpi, della procreazione e degli affetti: dal progetto di famiglia – negato ultimamente da sentenze disumane – alla cura dell’altro attraverso l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la possibilità di unirsi in matrimonio, o di starsi affianco, fino all’ultimo saluto circondati da chi si ama, confortati in ogni istante da una dignità che non può, e non deve, rimanere promessa inattuata della Costituzione, ma dibattito e programma vivo e tangibile in ogni momento della vita di chi, pagando le tasse, contribuisce all’esistenza dello Stato.

Sono passati poco più di ottant’anni dalla fine del regime fascista e oggi ci ritroviamo a fronteggiare una nuova marea nera, che si sta abbattendo con violenza sulle istituzioni, sui mezzi di comunicazione e sulla vita delle persone in questo Paese – si legge nel manifesto unitario Sardegna Pride 2023 – ma noi e le nostre comunità questa volta non ci faremo trovare impreparate. Abbiamo combattuto a lungo per ottenere almeno parte dei nostri diritti e non arretreremo di un passo, anzi: più vorranno zittirci, più forte sarà la nostra voce. Più vorranno oscurarci, più colorate saremo. Più ci minacceranno, più in alto sventoleremo le nostre bandiere“.

A firmare il documento politico e programmatico AGedO Cagliari; Arc Cagliari; Famiglie Arcobaleno in Sardegna; Movimento Omosessuale Sardo Nuovi diritti; CGIL cagliari e sardegna; Sardinian People for the Queer Revolution APS e UniCa LGBT (qui il testo completo). A scegliere di dare il patrocinio all’evento il Comune di Quartu Sant’Elena e il Comune di Assemini.

Aprono la manifestazione i 24 partecipanti alla staffetta arcobaleno della Run Pride Run che hanno percorso 14 chilometri da Quartu Sant’Elena per portare la bandiera arcobaleno fino al Parco della Musica a Cagliari. Ad accogliere gli atleti e le madrine dell’evento (totalmente autofinanziato) un pubblico che via via si ingrossa, composto da persone di ogni età e provenienza unite da creatività e senso civico.

Le madrine del Sardegna Pride ribadiscono nel loro discorso inaugurale come i Diritti Civili non siano la concessione di una politica distratta (e spesso isolata e cieca), ma il corredo genetico di chiunque appartenga alla società civile. Il diritto ad amare chi si ama, a sposarlo, ad assisterlo, a donargli amore, in ogni sua forma, è un bagaglio che appartiene al cittadino italiano da quando è nato: se il diritto non c’è, è essenziale riprenderlo, mai considerarlo un regalo. Proprio per questo motivo la manifestazione, al claim di Antonio Gramsci ISTRUITƏ, AGITATƏ, ORGANIZZATƏ! (“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza“), ha inteso fare rumore e colorare il grigiore di una città mediterranea un po’ disillusa e sbiadita, alla ricerca di una gioia che è – e deve essere – molto più di uno spritz, una pizza o una partita a padel nell’indifferenza del mondo.

Famiglie (tutte), bambini curiosi e divertiti (esseri umani e non abusi edilizi ndr.), coppie, gruppi di amici e colleghi di lavoro e studio, Drag Queen (armate di coraggio e parrucche chilometriche), padroni con i loro cani, donne e uomini che percorrono insieme i sentieri dei Diritti. Tutti sfilano incuranti di caldo e stanchezza, al suono della musica e del “Rumore” di Santa Raffaella (Carrà sic.), si riprendono lo spazio politico e fisico che è loro, percorrendo strade cittadine in cui spesso si corre, si lavora, si studia, si teme (qualche volta) per la propria incolumità o si piange e spera che pagare le bollette, tirare a campare fino alla fine del mese non sia solo una lunga inutile via crucis, ma un cammino di riconoscimento della propria identità come testata d’angolo della Sardegna e del Paese Italia.

E poi si prosegue per tutta la notte, fra Pride Park e Poetto, in un’estate che inizia in musica (e Diritti).