Heartstopper è una serie televisiva britannica tratta dall’omonima serie di romanzi grafici e webcomic scritta e ideata da Alice Oseman.

L’autrice britannica di Chatham, classe 1994, è anche autrice di Radio Silence, I Was Born For This e Loveless. I suoi romanzi raccontano la vita adolescenziale contemporanea nel Regno Unito e hanno ricevuto numerosi premi (Inky Awards e United By Pop Awards).

Heartstopper si è classificata al settimo posto della Top 10 dei prodotti in inglese più visti di Netflix nella settimana dal 18 al 24 aprile 2021, registrando 14,55 milioni di ore visualizzate. Rotten Tomatoes, aggregatore di recensioni, registra il 100% delle 34 recensioni professionali positive, con un voto medio di 8,5 su 10, mentre su Metacritic ottiene un punteggio medio di 84 su 100 basato su 8 recensioni. Un successo anche di critica!

È un piccolo capolavoro (e se anche non fosse all’altezza della recensione – parafrasando Rebecca Nicholson sul The Guardian – sarebbe come minimo commovente ndr.) con il tipico ritmo della commedia inglese (che personalmente prediligo) per il quale la definizione “dramma adolescenziale” appare fortemente riduttivo. In questo prodotto c’è commedia, dramma, società, amore, sentimenti, un linguaggio adeguato (moderno, sfumato, differenziato per anagrafica e provenienza sociale: la dizione è bellissima), una buonissima regia, un casting indovinato e perfettamente all’altezza del progetto (anche il trucco e i costumi sono all’altezza). Le musiche e la fotografia, danno vita a un prodotto narrativo morbido e fresco, in bilico fra il Bildungsroman, la graphic novel e lo scrapbook pieno di disegni e istantanee kodak.

Rotten Tomatoes, sito web che si occupa di raccogliere recensioni, informazioni e notizie sul mondo del cinema e delle serie TV (il cui nome nasce dalla vecchia abitudine di lanciare pomodori e ortaggi ai pessimi attori) lo ha definito “una storia d’amore inclusiva raccontata con una sensibilità sorprendente” e “così affascinante e disinvolto che gli spettatori non oseranno perderne un solo secondo“.

E non è solo merito di Olivia Colman e Stephen Fry (risibili nella sceneggiatura), non solo dei due protagonisti (Kit Connor e Joe Locke), ma anche dei personaggi minori. È un prodotto corale pressoché perfetto, gentile e curato.