In viaggio con Cecilia, locandinadi Cecilia Mangini e Mariangela Barbanente (Italia 2013, 80′)

Il docufilm on the road In viaggio con Cecilia segna il ritorno alla regia dopo quarant’anni, insieme a Mariangela Barbanente, di Cecilia Mangini, la prima e la più importante documentarista italiana del dopoguerra.

Le registe, entrambe originarie di Mola di Bari ma appartenenti a generazioni diverse (la prima è nata  nel 1927, la seconda nel 1968) realizzano insieme un viaggio a cavallo tra il passato, testimoniato dalle  immagini d’archivio dell’AAMOD e dai documentari della Mangini, che negli anni ’60, con Essere donne  (1965), Brindisi ’66 (1966) e Tommaso (1967), ma anche successivamente, in Comizi d’amore 80 realizzato con Lino Del Fra, mostrava l’impatto della grande industria sulle città e sulla società del Sud, con la  nascita della classe operaia laddove si era sempre stati contadini e braccianti. Ma cosa sono ora quelle città, quelle fabbriche? Chi è diventato Tommaso, che la regista accompagnava nelle sue lunghe fughe in motorino, quando sognava di entrare in fabbrica e di costruirsi una vita diversa, migliore? Cosa   pensano ora gli operai che venivano intervistato ai cancelli dell’Italsider sull’aborto, la sessualità, la pornografia?

Le registe li incontrano nuovamente, e nuovamente parlano con loro nell’estate del 2012, in una  Taranto in piena rivolta contro Riva, il “padrone” dell’ILVA, di cui è appena stato ordinato l’arresto. La città si dibatte tra la ricerca di alternative all’inquinamento che l’acciaieria produce, con la conseguente   diffusione dei casi di cancro tra gli operai, e la paura della disoccupazione, l’orgoglio di appartenere alla   classe operaia della generazione degli adulti e la movida senza futuro dei giovani tarantini.

Il viaggio diventa così l’occasione per confrontarsi, con due sguardi necessariamente diversi, su  domande fondamentali che sono alla base della nostra vita e del nostro modello di sviluppo: come guardare all’industria che riscatta una terra, la traina fuori dalla sua dimensione arcaica, ma al tempo stesso la pone in un presente crudele e contraddittorio, costringendo gli operai a mangiare insieme  “pane e cancro”? Come superare un modello di sviluppo basato su una grande industria non rispettosa   delle caratteristiche del territorio in cui è stata impiantata, ma che ormai quel territorio ha modificato, inquinato, desertificandone le campagne e uccidendone la pesca?

Così, di fronte ai dubbi di Mariangela Barbanente, che cerca alternative, che capisce i giovanissimi privi di speranza e lontani dalla lotta, Cecilia Mangini cerca di scuoterli, di provocarli, di spingerli alla rivolta, di riappropriarsi di un ruolo sociale che non hanno più, fiduciosa che la classe operaia sia ancora grande e capace.

By Valentina Origa LaboratorioVentotto


Immagine in copertina: In viaggio con Cecilia, un momento del film (Tutti i diritti riservati)