La loro origine è leggenda, la loro storia epopea: da Bagnara Calabra a via dei Materassai a Palermo, fino alle vette più alte della società, fra quelli che contano, senza perdere di vista la creatività negli affari e nei rapporti interpersonali, con una vena di passione e grande cuore (non sempre limpido).

Leoni di Sicilia, Stefania Auci, recenzione su www.mockupmagazine.itSi parla dei Florio, Leoni di Sicilia secondo Stefania Auci (Editore Nord), che tuttora rappresentano, insieme alla famiglia Agnelli, il miracolo italiano (assai raro) della scalata sociale. In una società che stagna in ogni suo ambito, la promozione di sé stessi, il fiuto imprenditoriale e la spregiudicatezza con i soldi e gli affari, ne fanno di certo uno dei clan familiari più atipici del sud, persino quello attuale, in cui sembra che i Gattopardi e le caste non abbiano mai lasciato il posto al secolo che invece viviamo.

Il romanzo narra le vicende della prima e della seconda generazione della famiglia (ci aspettiamo almeno un altro volume), giunta dalla Calabria a Palermo dopo il grande sisma del 1783 per occuparsi a tempo pieno della putìa (bottega) che da tempo utilizzava come punto secondario per lo smercio delle spezie.

Grazie alla abnegazione del capostipite Paolo, e alle grandi intuizioni del fratello Ignazio, la ditta Florio allargherà i suoi affari per interessarsi alle tonnare, commercializzare il tonno non più sotto sale ma sott’olio, e gestire il commercio del chinino, del pizzo e dello zolfo. Le materie vendute governano la vita della famiglia più invidiata di Palermo e d’Italia e la fanno da padrone anche sul libro dando, ognuna di esse, il nome ai singoli capitoli: lo zolfo, “l’oro del diavolo. Pietre che accendono il fuoco. La ricchezza maledetta dei mercanti“; il pizzo, le spezie e il tonno, capace di evocare i nomi delle tonnare di Arenella, Vergine Maria e Favignana.

Matteo Tuveri - www.mockupmagazine.it

Lo stile della Auci è spezzettato, spesso insufficiente ad esprimere l’epopea sociale e personale dei personaggi descritti e raccontati; ma è anche dignitoso, preciso, colorato quanto basta a restituire un Paolo Florio tiranno con la moglie Giuseppina e dedito al lavoro, un Ignazio ricco di cuore e di intuito e un Vincenzo, anglofilo e anticonformista, che sarà poi Senatore e fondatore della Società dei battelli a vapore siciliani e della Anglo-Sicilian Sulphur Company.

Al centro della storia una famiglia destinata a grandi cose, grandi vette da raggiungere e grandi sofferenze da affrontare, in cui l’affetto negato, la violenza familiare, specialmente perpetrata sulle donne, tradizionalmente considerate ultime, torneranno nel tempo a ricordare ai suoi membri che “il male fatto ritorna indietro” e che “certe cose, una volta dette, non c’è più verso di farle tornare indietro. Cadono nel tempo, passano di generazione in generazione finchè non diventano vere”.

La tonnara di Favignana nel 1876, Antonio Varni, Kalós - luoghi di Sicilia, collana monografica a cura di Giovanni Palazzo e Guido Valdini.  Edizioni Ariete, Palermo

La tonnara di Favignana nel 1876, Antonio Varni, Kalós-luoghi di Sicilia, collana monografica a cura di Giovanni Palazzo e Guido Valdini. Edizioni Ariete, Palermo

Sullo sfondo una società, quella loro ma anche la nostra (se è possibile pure più cattiva e pericolosa), in cui la sfortuna di essere nati poveri crea le basi per una rabbia e una febbre sociale di cui i primi Florio saranno profondi conoscitori e da cui trarranno forza per la loro inarrestabile ascesa: “si allontana senza guardare in faccia nessuno. Se la sente bruciare dentro, la rabbia: corrosiva, ingiusta. A Palermo non basta lavorare e spaccarsi la schiena. Si deve sempre alzare la voce, imporre un potere, vero o presunto, combattere contro chi parla troppo e a sproposito. Conta l’apparenza. La menzogna condivisa, il fondale di cartapesta su cui si muovono tutti in un gioco delle parti”.


By Matteo Tuveri