Il contenuto compiuto, meditato e innocente di alcuni taccuini, luoghi in cui si intrecciano immagini di duttile retorica e sentimenti autentici. Quaderni compilati con dovizia e ispirazione, piccole viole recise, nate dal pianto dell’amante e calate come tarocchi sul tavolo del giovane poeta alla sua prima opera.

Questa l’immagine offerta dalla raccolta Le viole recise di Dario Alessio (Il Sextante). Sempre concreta, mai affetta da smaccato romanticismo, la poesia di Dario Alessio rincorre le pure emozioni del cuore e le concretizza nel calore della lingua italiana, in amplessi di aggettivi, frasi e tangibili emozioni. Non solo, ritrova per i confini della sua stessa vita un ordine che sorge dalla confusione esperienziale, uno sbiadito contorno che concilia istintualità primaria e umano raziocinio trasportandoci in un volume in cui la centralità di voler raccontare l’amore e la vita, propria e degli altri, non cede mai alla tentazione dello sfogo poetico, guadagnando maggiore lucidità di verso e chiarezza di sé.

Lo scopo dei suoi versi – da un cuore “nato escluso”– è una dichiarazione di esistenza per comunicare agli altri il sapore della propria vita (cito Simone De Beauvoir). Unite ai versi, le illustrazioni acquerellate di Sara Rogani, capaci di interpretare con il mutismo esplicito delle immagini i moti di una penna efficace.


Sara Rogani, Decadente, illustrazione per la silloge poetica "Le viole recise" di Dario Alessio, Il Sextante
Sara Rogani, Decadente, illustrazione per la silloge poetica “Le viole recise” di Dario Alessio, Il Sextante

DECADENTE

Scroscia incessante la pioggia

su questa logora maschera di ferro

Il paesaggio decadente

le scosta la vista

verso l’orizzonte d’oriente

pressoché dissipato


Sara Rogani, Gloria, illustrazione per la silloge poetica "Le viole recise" di Dario Alessio, Il Sextante
Sara Rogani, Gloria, illustrazione per la silloge poetica “Le viole recise” di Dario Alessio, Il Sextante

GLORIA

Questa luce offre fuggevoli momenti di gloria;

preferisco il gusto amaro.

È inutile porsi domande esistenziali,

quando si ha il palato anestetizzato.

È stato un errore?

Rompere il bicchiere di vetro

è solo parte del disegno,

raccoglierne i pezzi

è lo scopo,

ferirsi con essi

è la vita.

Infine, sarò anch’io puro.

Nel mondo personale, eppure universale, che l’autore ci profila, sorgono visioni d’amore e condivisione («Privarmi di ogni virtù / ed essere nudo / nelle tue mani; / uccidere la mia indole / e rinascere come sorriso») in un ideale dialogo fra vita e autore. Sono versi simili a quelli di Forugh Farrokhzad, in cui la ricerca cronachistica fra le pieghe della vita riempie un ventre lasciato molle e vuoto dalle assenze, dagli esili e dalle distanze. A volte la realtà allontana la persona amata, ed è dunque quello il momento in cui la voce narrante sussurra intime carezze: «Tu ricorda il nostro abbraccio in quella sera; / il mio amore che ti stringeva, / il tempo che non scorreva, / la mia mano sulla tua schiena». Mentre in altri versi viene il momento di illudersi dietro umide emozioni: «crogiolato / nelle mie più tenere illusioni / dove tu straripi / come il più ricco dei fiumi / rendendo prospera / ogni mia assenza».

Se è vero che la penna di Heinrich Heine restituisce scene amorose e lussureggianti sempre “graffiate” da visioni tombali, in cui ombre nere fanno da contraltare a un romanticismo ormai logoro, anche nei versi di Alessio le stelle si trovano a brillare nel cielo di una mente appassita («ed i petali rossi danzarono ancora / come stelle leggiadre, / nel cielo d’una mente / anch’essa appassita.»), i baci sono velati e avvolti dal buio («Un bacio / velato, / buio / e silenzio») e i gesti sono il meccanico riflesso di una vita di contemplazione («Il peso del cuore / conscio / sovente traspare / nei gesti passivi / di chi vive / contemplando»).