Le scarpe nuove me le sono tolte subito e le ho buttate. Erano troppo piene di spiriti del male.

Il soggiornamento era così terribile che per andare dalla casa all’ albero situato appena qualche passo più in là, mi occorreva più che del coraggio, mi occorreva fare appello a riserve di volontà veramente disperate.

Procedevo strisciando i piedi, con uno sforzo sovrumano, come se

una esperienza vissuta già passata attraverso di me fosse la scoperta di un mondo strano.

Volevo rendermi conto dove sarei arrivato e dove sarebbe finito quel mio Calvario.

Autoritratto di Antonin Artaud (fonte)

Proprio nel cuore della montagna mi parvero richiamare dei Ricordi diretti, come l’apparizione dei Re Magi o di una immagine attuata e vissuta da qualche altra parte.

Una schiera vociante mi veniva incontro scandendo slogan strani.

La fine del Mondo è vicina. L’umanità si salverà soltanto con la crudeltà.

Tantalo l’Uomo. Tantalo crede di possedere tutto. Tare dell’Eredità. Niente libero Arbitrio. Classificare il Male. Comprendere il Proprio destino. Uomo zimbello di Dio, uomo Zimbello di se stesso. Fare i conti con le Potenze. Eroismo ammettere l’epidemia.

Un male subdolo e non classificabile una pandemia che forse nemmeno pandemia era. Piuttosto un pericolo che s’aggirava nell’aria infestando uomini e cose.

Le potenze si stavano scatenando. Pretendevano il comando. Subdolamente volevano ridurre la Società in una massa gelatinosa di malati. Lo scopo annientare gli animi, spaventare l’uomo per costringerlo alla follia. Soltanto portandolo fuori di testa avrebbero potuto plasmarlo e comandarlo a piacere. Nella loro lotta avevano comprato la stampa e gli altri mezzi di comunicazione, ridotto al silenzio i più riottosi. Dal quartiere generale delle Lobby già intravvedevano come frazionare il Mondo e come in un gioco al Monopoli, impossessarsene.

Nulla più potenze creatrici nel momento in cui, sboccando nello spazio, esse parlano e Cassandra la Veggente, ha la tremenda nozione organica al destino fisico.

Ogni vent’anni si deve riassettare l’economia. Il profitto non può essere in continua crescita. Occorre calmierarlo e per farlo non ci sono che due modi: o una guerra generale o uno shock economico finanziario. Miseria e povertà devono sottomettere le masse.

Foto di Antonin Artaud (fonte)

Il ribelle non deve avere scampo. Deve scomparire sotto il peso della sua povertà.

D’altronde il male per La classe egemone non è peccato. È una stregoneria fisiologica che le permette di fare il proprio comodo e di consentire ai paria di crepare.

La casta conserva un altro senso storico dove si può alterare la natura, e la massa essere unicamente carne da macello. La guerra in cui le forze dei due principi opposti si scannino l’un contro l’altro è la soluzione più ovvia, specie già sapendo che la vittoria sarà soltanto a beneficio della propria parte.

Ormai bisogna che quel qualcosa di sepolto dietro quella pesante triturazione di volontà venga tirato fuori e serva al concepimento di una nuova soggezione morale. La testa traboccante di onde non domina più i propri vortici e il cammino, stregato, non mi permette di finire il miglio che mi ero imposto di camminare.

C’era forse qualcosa in me che non fosse alla porta dell’agonia?Avevo forse mai conosciuto la gioia, c’era mai stata al mondo una sensazione che non fosse d’angoscia e d’irremissibile disperazione?

Le domande erano tante e con nessuna risposta.

Certo mi occorreva della volontà per credere che qualcosa stesse per succedere. E tutto questo perché? Per un rito di cui si sono perdute le tracce. Dopo fatiche così crudeli non mi era più possibile credere che quelle barriere di disgregazione non fossero il risultato di una premeditazione ben orchestrata.

La società mi aveva generato, la stessa che mi aveva annientato e vinto.

Preferisco portare le mie repressioni in culo piuttosto d’essere così metafisicamente annientato. Ma tu, è nel mio essere che vuoi farmele portare.

Hai creduto di potermi intubare dicendo che lo facevi per la mia salute, per potermi salvare.

Antonin Artaud ti sei applicato a esaurire il mio seme, o culto di coltivato incolto, o manifesto di manifestato porco!

Ed è qui che il non manifestato si mostra e si dispiega con tutta la sua assente isolante vacuità. Ed è qui che cercherà di sopprimermi.

* Le frasi in corsivo sono di Antonin Artaud e sono tratte dal Paese dei Tarahumara