Uscito in anteprima mondiale per Baldini&Castoldi, “Malaparte. Morte come me” ha tutte le carte in regola per sfondare il record di curiosità e lettori di thriller e gialli. Gli autori Rita Monaldi e Francesco Sorti scelgono per la loro ultima fatica un periodo, quello dell’ intrigo Fascista, dell’alleanza fatale con la Germania e della Capri del Belpaese, per attanagliare il lettore in una storia ricca di ombre. Il protagonista non è solo lui, Curzio Malaparte, toscano trasgressivo che gioca con il regime e lo rifiuta, ma anche un’Italia che si crogiola nel suo mito di potenza mediterranea e si ritrova i nemici in casa. Al centro c’è Capri, luogo di delizie per la contessa Ciano, per i principi del sangue e per i divi del teatro e del muto che giungono da ogni parte del mondo per assaporare la dolce vita del sole e del mare. C’è Malaparte, con la sua casa sulla scogliera, il suo egocentrismo e la morte misteriosa della giovane poetessa Pamela Reynolds. Ci sono anche l’eleganza di un mondo raffinato, il walzer discreto e morboso fra finzione e storia, ottenuto con una cura dei dettagli e delle fonti impeccabile. La forza di “Malaparte” è proprio la capacità degli autori di innestare nella storia la fiction fino quasi a non riconoscere più una dall’altra. In un mondo di bei romanzi, un’opera che traccia un segno differente nella letteratura italiana.

Rita Monaldi e Francesco Sorti

LA CITAZIONE

Intanto con  alcune foglie e un po’ di saliva mi pulivo come potevo il sangue che mi colava dal volto, a causa della scheggia, e da mani e da braccia, tutte graffiate per la salita precipitosa sulle rocce della scogliera.

Quando Yuko Shimizu – Newsweek Japan nel 2009 l’aveva messa in cima alla lista “100 Japanese People The World Respects” – illustra un’opera di Michael Cunningham, viene alla luce una creatura letteraria curiosa e affascinante. Tale è Un cigno selvatico (La nave di Teseo), un volume breve e singolare, tutto dark, che narra le storie dell’infanzia come non le avevamo mai ascoltate. Dietro alle grandi favole si nasconde sempre l’imperfezione, un antieroe che non gode della benevolenza assoluta del lieto fine e che si ritrova a dover affrontare una vita imperfetta, una magia incompleta, una gioia giunta a metà, un amore disincantato, un cielo non del tutto sereno. Dietro le favole “mal riuscite” di Cunningham si nasconde la preoccupazione di un adulto verso i bambini, ai quali forse si dicono troppe cose perfette stendendo sui loro occhi orizzonti impeccabili. Nelle pagine del Premio Pulitzer per Le Ore, “potremo incontrare la Bestia in fila davanti a noi al minimarket, che compra snack e sigarette, il sorriso affamato rivolto alla cassiera; un ometto malformato con un talento per le piccole magie che non si ferma davanti a nulla per procurarsi un bambino; Jack, pigro e rozzo, che preferisce vivere nel seminterrato di sua madre che ottenere un lavoro”. È un po’ il destino dei personaggi senza raccomandazione, quelli che il posto fisso della fabula e dell’intreccio non lo troveranno mai ma che, a ben vedere, renderanno il mondo un giardino più vero.

Michael CunninghamLA CITAZIONE

A volte il tessuto che ci separa si strappa quel tanto che basta a far passare la luce dell’amore. A volte lo strappo è sorprendentemente piccolo.

By Matteo Tuveri