Her, logodi Spike Jonze (USA 2013, 126′)

C’è un futuro prossimo, percepito, non dichiarato, in cui molte cose appaiono più semplici di come le conosciamo ora. Si possono dettare mail ad un computer col quale si interagisce continuamente, tutto il giorno, tramite un auricolare che crea una sovrastruttura che pervade la vita di ognuno. Si abitano case intelligenti, nelle quali la domotica è solo un pallido ricordo legato agli albori del personal care e dell’automazione. I trasporti sono relegati in una frazione di tempo durante la quale comunque si lavora e si è connessi con tutti e tutto. L’ovvia domanda è: “perchè in altri ambiti, quelli, sino ad ora regno del cosiddetto sentimento, nelle interazioni con gli altri, e nei rapporti personali di ogni tipo si dovrebbe sottostare a quelle regole non scritte forgiate dall’evoluzione sociale, che prevedono anche complicazioni, passi falsi, condivisione più o meno spontanee, malumori, e accidenti amorosi vari?”.

La risposta è delegare. Sì: c’è un ufficio in cui lavorano persone pagate per esprimere sentimenti in forma letterale conto terzi. Il protagonista è uno di questi, uno dei più rinomati affabulatori sentimentali del suo piano e, chissà, magari dell’intero ufficio! Fioccano sdolcinati auguri di laurea, sentite condoglianze con panegirico dell’insostituibile estinto, lacrimevoli addii e appassionate promesse d’eterna condivisione. La voce è melliflua, setosa, l’espressione durante la dettatura della mail è appassionata e coinvolta. Forse ad esprimere tutto il giorno, tutti i giorni, sentimenti in vece di altre persone, si rimane incapaci di gestire i propri.

Anche qui la teconologia fa fronte alla problematica fornendo un nuovissimo sistema operativo in grado di autoistruirsi man mano che interagisce con il “sentimentale deficitario”. Nasce così Samantha, donna perfetta, adeguatamente bizzosa e con la giusta dose di un mix di dolcezza, tenerezza, caparbietà. I sentimenti sono veri, il coinvolgimento anche, le incomprensioni pure. Il rapporto, come nella realtà, evolve fra alti e bassi, in uno scambio quasi simmetrico fra i ruoli dei due protagonisti che si cercano, si trovano e, infine, scompaiono in una normalità che sembrava irraggiungibile.

By Nicola Sollai LaboratorioVentotto


Immagine in copertina: Amy Adams alla serata di presentazione del film Her, in occasione della 51 edizione del New York Film Festival – Pic by Sachyn Mital, License CC BY-SA 3.0