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La crisi, la disoccupazione, le guerre, l’assenza di Diritti Umani e Civili, i femminicidi sempre più frequenti, le tragedie della follia che sfasciano famiglie apparentemente normali. Così potremmo riassumere in breve il periodo che stiamo vivendo.

Il secondo decennio del ventunesimo secolo non è certo rose e fiori e spesso ci chiediamo come lo descriveranno i libri di storia del prossimo futuro. Noi ci siamo dentro e una cosa è certa: la pressione è così forte che abbiamo bisogno di leggerezza.

Quella leggerezza di cui si sono appropriati i nostri nonni per superare la terribile crisi che hanno vissuto negli anni ‘30 e ‘40 del Novecento. In quegli anni i nostri genitori o nonni erano adolescenti, spesso membri di numerosissime famiglie. Nei loro racconti, ancora vivi nella nostra memoria, spiccavano le enormi difficoltà in cui la famiglia si trovava. Ma dietro la disperazione, nelle loro parole e nelle foto superstiti dell’epoca, emergono ironia, forza e leggerezza.

Erano tempi durissimi in cui lo stringersi a coorte in famiglia, con gli amici e col vicinato era un’arma potentissima capace di alleggerire la drammaticità delle loro vite. Spesso i nostri vecchi raccontano come, pur disponendo di pochissimi mezzi, la mente e la fantasia volassero libere, riuscendo a concretizzare con leggerezza di cuore e dal nulla piccoli e grandi desideri: giocattoli, vestiti, accessori, antesignani della tanto attuale arte del riciclo. Il ricordo di tale periodo deve essere talmente piacevole che non è infrequente sentir dire loro: «se potessi rivivere quei momenti».

Quando eravamo piccoli ci chiedevamo come potessero desiderare di volere rivivere quel periodo così duro della loro vita. Ora capiamo il perché. Era difficile stare al mondo e sopravvivere, ma bastava poco per essere felici e per apprezzare quel poco che si possedeva.

Le risate – spesso sotto le bombe-  venivano dal cuore per opporsi alla durezza e al dolore, ogni piccola cosa era una festa: uscire con gli amici con l’abito buono e canticchiare le note spensierate delle canzonette dell’epoca che trasmettevano leggerezza. Levità del cuore che ha permesso a tante persone di affrontare prove durissime dell’esistenza, quella leggerezza sepolta dentro il nostro animo da egoismo, superficialità e apparenza, che ognuno di noi dovrebbe riportare alla luce per migliorare il proprio essere al mondo.

Le Sorelle Marinetti incontrano il Direttore e il Direttore Creativo di MockUp, Pic by Duranti

Le Sorelle Marinetti incontrano il Direttore e il Direttore Creativo di MockUp, Pic by Duranti

Desiderosi di leggerezza, eleganza e condivisione, abbiamo incontrato le Sorelle Marinetti in occasione dello spettacolo Non ce ne importa niente, andato in scena al Teatro Massimo di Cagliari il 3 e il 4 gennaio 2015. Andrea Allione, Marco Lugli e Nicola Olivieri, accompagnati dal Maestro Christian Schmitz (pianoforte) dal Maestro Adalberto Ferrari (clarinetto), insieme al papà delle Marinetti Giorgio Bozzo, ci hanno dato lo spunto per il nostro primo editoriale.

Il progetto de Le Sorelle Marinetti, nato su idea di Bozzo come accompagnamento corale per lo spettacolo di Gennaro Cosmo Parlato, e poi evolutosi in autonomia dal 2006, propone sul palco, per gli spettacoli Non ce ne importa niente, Note di Natale e Risate sotto le bombe, il trio delle Suffragette della musica (o Signorine perbene) di Turbina, Scintilla e Mercuria. Il trio, ispirato ai fenomeni canori del passato come Silvana Fioresi, Delia Lodi e il Trio Lescano, propone un recupero filologico delle sonorità degli anni ’30 e ’40.

Sul palcoscenico del Teatro Massimo, le Marinetti, fra canto armonizzato e coreografie vintage, hanno portato un rievocazione coraggiosa e elegante di un periodo storico difficile per l’Italia che ha però saputo regalare sonorità stimolanti, come le note di Il Pinguino innamorato, La famiglia canterina e La gelosia non è più di moda.

Lo swing, i vestitini a stampa floreale, i cappellini con la veletta, e quella sottile carsica voglia di trasgredire nascosta dietro i modi contenuti e l’ironia pungente e stentatamente blasè, questa l’eleganza delle Marinetti che, smessi i panni delle inossidabili sorelle in un’esclusiva intervista, hanno lasciato spazio a Marco, Andrea e Nicola per parlare di musica, arte, saper fare e Italia. Al centro del tavolo l’amicizia e la leggerezza in tempi di crisi. Il tutto condito con il grano salis di Giorgio Bozzo che stupisce per lucidità di vedute e lungimiranza manageriale.

Con queste premesse e questi spunti, dilungandoci rispetto alle regole del web writing, inauguriamo il nostro progetto, MockUp.

Un contenitore dedicato all’arte, alla musica, alla letteratura, al teatro, al cinema, alla cucina, all’artigianato e alla società che speriamo, da ora in poi, possiate leggere con piacere. Una veste grafica semplice, curata e implementata da Marcello Treglia, nella quale la parola e l’immagine si uniscono a dar vita a una vetrina di pensieri e opinioni a cui tutti siete chiamati a partecipare.

Al centro del discorso e degli obiettivi di MockUp l’esserci sempre, per osservare, raccontare, criticare o stupirsi. Come il nostro logo, ideato da Valentina Schirru, una volpe veloce e attenta osservatrice del mondo circostante. Con leggerezza, senza superficialità, con levità di cuore e fatica del percorso fra Sardegna, Italia e Europa (e non solo) per fare rete e narrare la realtà del mondo.

Al momento su MockUp l’articolo Erotismo ieri e oggi, dedicato ai fenomeni vecchi e nuovi dell’ingegno umano incentrati sul piacere dei sensi, la riflessione su Samuel Beckett, profeta dei nostri tempi spesso dimenticato, il colorato e elegantissimo articolo di fondo dedicato al foulard, scritto con l’aiuto della designer di moda Alice Tolu, e i mille viaggi nei luoghi più luccicanti e nelle mostre più interessanti da Londra e Milano, le ricette golose ma politically correct della nostra Concita, la rubrica dedicata al cinema a cura di LaboratorioVentotto e quella piccante e sempre accesa di El Fustigador che, nei salotti più esclusivi e in occasione degli eventi di punta, è sempre pronto a dire la sua senza evitare spargimenti di sangue.

E infine loro, le Marinetti, che tengono a battesimo questo nuovo nato, in cerca di partner, compagni e contenuti. Sempre con leggerezza.

Grazie a tutti, benvenuti!

Giulia Marini e Matteo Tuveri