Dai colori insistenti, dalle forme esasperate e dai tessuti tecnici dei tardi anni Ottanta emergono le bianche linee Biagiotti (consigliate, si dice, da Diana Vreeland), morbide alla vista e al tatto, fatte per le serate più eleganti o per i pomeriggi in cui vivere la vita contiene in sé una spontanea eleganza. Lo stile Biagiotti è come una fessura di luce in un mondo abbastanza caotico: se Valentino avanzava nel suo rosso, se Versace percorreva a falcate le passerelle, Biagiotti sussurrava cuciture quasi invisibili, filzature, piccole pieghe e impunture.

Dalla maestria della capostipite Delia Soldaini all’intuito bon ton di Laura, prima a conquistare con il Made in Italy la Russia nel 1995 e la Cina nel 1988, fino alla consacrazione: secondo il New York Times “The Queen of Cashmere”, per tutti sinonimo di autentica eleganza. La figlia Lavinia Biagiotti Cigna oggi si occupa della maison e ne tiene il timone con lo slancio cosmopolita tipico della famiglia.

La Signora Delia inizia come dattilografa, prosegue come moglie del giornalista Giuseppe, dirige un’azienda chimica e poi, inaspettatamente si dedica all’alta sartoria. Negli anni Settanta Laura, appassionata di archeologia cristiana e arte, è attiva, ricca di idee e preziose entrature: intuisce, insieme a Walter Albini, a Gianfranco Ferrè e Ottavio Missoni, che il panorama del prêt-à-porter sta passando da Firenze a Milano. Il suo profumo Roma, dedicato alla Città Eterna, come ricorda il Quirinale, che l’ha nominata Cavaliere del Lavoro nel 1995, “è distribuito nel mondo nel 1994 in oltre 30 milioni di flaconi. Le oltre 30 licenze in Italia e all’estero sviluppano un fatturato globale, nel 1993, di oltre 250 milioni di dollari”.

L’ascesa è inarrestabile, un sapiente bouquet di artista, designer e donna d’affari, anche se rifiutava ciascuna di queste definizioni, tenendo per sè solamente il divertimento e l’entusiasmo della sfida che ogni collezione si porta appresso. Nei lunghi anni accanto all’amato marito Gianni Cigna colleziona circa trecento opere del futurista Giacomo Balla. Oggi la Fondazione Biagiotti-Cigna ne espone 116 nella mostra Giacomo Balla: Designing the Future, che si è aperta a Londra alla Estorick Collection il 4 aprile.

A mancare non è soltanto una stilista, ma un importante pezzo di storia della moda internazionale che ha spesso fatto capire che più importante di far parlare di sé, più interessante dello stupore, c’è solamente vivere pienamente la propria storia.

By Matteo Tuveri