Esiste una tecnica, nella narrazione (in primis letteraria e, di conseguenza, anche televisiva o cinematografica) in cui la fabula e l’intreccio, ovvero la successione cronologica degli eventi di una storia (il primo) e l’ordine degli eventi come viene presentato dall’autore del racconto (intreccio), subiscono un dolce e ingannevole arresto.

Matteo Tuveri - www.mockupmagazine.it

Matteo Tuveri, autore dell’articolo e docente di scrittura creativa

Si chiama “durata con pausa” (questo per dirla con la terminologia degli addetti ai lavori) ma a ben guardare è una tecnica vecchia come il mondo (di chi racconta storie): le pagine iniziano a risultare poche, la possibilità – per i personaggi della storia – di farsi capire e conoscere dal lettore (o spettatore) non sono ancora stati sfruttati appieno. Così l’autore decide di interrompere il tempo della storia, congelarlo, a favore di stati d’animo, situazioni interiori o parallele alla storia principale (si pensi alla storia della Monaca di Monza ne I promessi sposi). In tale momento narrativo la narrazione continua a esistere, ma la storia non va avanti (e non va indietro), avanzano invece la conoscenza dei personaggi da parte del lettore (o spettatore). Il risultato di una tale tecnica può portare la storia, come per miracolo, a un avanzamento che il lettore stesso non si sarebbe mai aspettato: in fin dei conti nessuno dei personaggi ha fatto niente, nessuno di essi si è spostato fisicamente dal luogo in cui parla o riflette (spesso su sé stesso), ma alla fine del capitolo, o della puntata della serie TV, la storia si è misteriosamente “mossa” dal punto iniziale.

Sono i giochi di prestigio in possesso di noi scrittori: narrativa, marketing, storia. Non importa il genere, ma vengono in aiuto di chi scrive, e immagina, storie (ora lo chiamano storytelling, ma vi assicuro che Omero lo faceva già prima della nascita di Facebook).

Prendiamo le Lezioni d’amore di Luke Danes in Gilmore Girls (conosciuta in Italia come “Una mamma per amica“, serie TV americana trasmessa dal 2000 al 2007, inserita nella lista dei 100 migliori telefilm della rivista Time. Ormai un cult). Inquadriamo il personaggio con l’aiuto di Wikipedia: “Luke (interpretato da Scott Patterson) è il proprietario del locale “Luke’s” dove Lorelai (la protagonista, interpretata da Lauren Graham) prende il caffè ogni giorno. È innamorato segretamente di Lorelai fin dal giorno in cui la conosce”. Nel corso della sua vita dedicata al lavoro, si trova costretto, nel pieno della sua misoginia, amplificata da una vita sentimentale e familiare pressochè solitaria, a occuparsi del nipote Jess (Milo Ventimiglia), figlio della sorella. Ragazzo tormentato e border line, innamorato di Rory (Alexis Bledel), la figlia di Lorelai.

Luke's Lessons (deserving love). Di narrativa, amore e altri miracoli. Una lezione di narrativa di Matteo Tuveri (nella foto Lauren Graham e Alexis Bledel)

Luke’s Lessons (deserving love). Di narrativa, amore e altri miracoli. Una lezione di narrativa di Matteo Tuveri (nella foto Lauren Graham e Alexis Bledel)

Ad un certo punto della storia, Luke si rende conto che qualcosa si interrompe puntualmente nella sua relazione con il mondo. Come un modello ripetitivo, una sorta di meccanismo karmico: ogni volta che un sentimento sta per fluire fuori dalla sua testa, viene ricacciato dentro per lasciare spazio all’astio, al rancore (immotivato) e alla rabbia. Ed ecco che nell’episodio numero 20 della quarta stagione (titolo: Luke can see her face) decide di comprare un corso motivazionale, in audiocassette e libro. La voce che esce dalle audiocassette del corso di autoaiuto sull’Amore (e la solitudine) è in realtà una tecnica narrativa: gli autori (Amy Sherman-Palladino e Dan Palladino), come narratori onniscienti e un po’ sadici, si divertono a consigliare al personaggio riflessioni, gesti e frasi che vanno palesemente contro il suo modo di essere.

Prima lezione: se voglio amore, lo merito

Partiamo dalla prima lezione di Luke:

Tape: Loveee
Luke: Jeez
Tape: You want it? You can have it. And not compromised, stifling, soul-killing love, but open, honest, life-affirming love. But how do you get it? How do you get this love? It’s going to take work. It’s going to take introspection.
You’re gonna have to learn new thing…how to be your own best friend, how to treat your damaged psyche with a little kindness. How to say “hey, Pal, you’re worth it. You mean something to someone, and you deserve love”. That is the key. If you crave love, then you deserve love. Say that yourself. If I crave love, I deserve love. 
Luke: [sigh deeply]
Tape: Now, how did that feel coming out? I’ll bet it was hard, I’ll bet you felt ridiculous. Some of you may even have been incapable of saying it at all. Try it again.
Luke: I’m not incapable. I just haven’t been it in the head with the Oprah stick lately 
Tape: Trust me, my friend, it will get easier, until one day, you turn around, and you are not alone. Ready to begin your journey? It’s going to be one hell of a ride. Ok, let’s go. Open up your workbook to page one. 
Luke: It doesn’t get lower than this.

Luke's Lessons (deserving love). Di narrativa, amore e altri miracoli. -Una lezione di narrativa di Matteo Tuveri, Nella foto Scott Patterson e Lauren GrahamQuale sarebbe il segreto dell’amore? Credere di meritarlo? Perché Luke ha affrontato svariate delusioni, compreso un divorzio arrivato dopo pochissimi mesi di unione, senza riuscire a lottare per la sua durata? Luke è lì, nella cucina della sua casa, sopra il suo locale, non si è mosso di mezzo passo ma la sua situazione è già cambiata. Dalla regia lo sceneggiatore ha deciso di dargli una mano. Ha interrotto per lui il fluire degli eventi e gli tende la mano. Il narratore è dentro la storia, si è intromesso, ha abbattuto una barriera. Sta creando un personaggio sfumato (opposto al personaggio piatto, prevedibile).

Come avviene il “dialogo” fra una audiocasetta a una persona? In realtà non avviene, è il personaggio che, sentendosi coinvolto dalle parole registrate da uno sconosciuto speaker, reagisce con commenti e sospiri, rivelando di sé sfumature psicologiche. La voce esclama con convinzione – e voce alterata –  la parola “Love”, spaventando Luke che ascolta e invitandolo a riflettere: “se vuoi amore, allora lo meriti” (“if you crave love, then you deserve love”). Il risultato è un sospiro, perché Luke sa di meritarlo ma di essersi convinto, dopo aver vissuto in adorazione di un padre misogino, in una famiglia smembrata, convinto che si possa fare a meno di essere amati. Specialmente alla luce del fatto che la fine di un amore, genitoriale, fraterno o maritale, possa far soffrire (e spaventare) più della sua stessa mancanza. Ma la voce della audiocassetta (del narratore) lo avverte: potrebbe essere tutto più facile di ciò che sembra (“it will get easier, until one day, you turn around, and you are not alone”).

Seconda lezione: il personaggio si vendica del narratore

Veniamo alla seconda lezione. Luke è in auto, ascolta la sua audiocassetta motivazionale:

Tape: Complete the following sentence: I feel angry because…
Luke: I am listening to this tape.
Tape: I feel hopeful because…
Luke: This tape must end eventually.
Tape: I feel helpless because…
Luke: I wonder if anyone’s ever kicked an audiotape’s ass.

Gilmore girls, nella foto Scott PattersonLuke si vendica sul narratore che, da padrone del suo personaggio, sta sottoponendo quest’ultimo a una tortura psicoanalitica: le risposte sono sagaci, reprimono a stento il disagio nel sottoporsi a una tale prova. Il personaggio affronta la sua audiocassetta motivazionale e di autoaiuto e incontra la sorella accettando le sue scelte, per quanto strambe, e aprendosi all’accettazione dell’Altro. Alla fine lo spettatore si domanda: è proprio vero che quella voce ti renda così nervoso e non, invece, una persona migliore?

Terza lezione: quale viso vi appare?

Arriviamo, dunque, alla terza lezione. Vi siete mai chiesti come capire se una persona fa per voi? Se la amate, o siete sulla buona strada? Luke non sa come fare, viene in suo aiuto la voce della audiocassetta:

Whose phone calls or visits are never unwanted or too long? Do you see her face?

Who would you most like to have in your life to ward off moments of loneliness?
Do you see her face?

When you travel, who would make your travels more enjoyable?
Do you see her face?

When you’re in pain, who would you most like to comfort you?
Do you see her face?

When something wonderful happens in your life: a promotion at work, a successful refinancing…
Who do you want to share the news with?
Do you see her face?

Whose face appears to you, my friend? Whose face?

Luke termina l’ascolto con un “whoa”. È una sorta di epifania del sentimento: il viso di Lorelai si affaccia nella sua testa. Il suo immaginario è ora limpido. Il personaggio non ha fatto niente di sensazionale: ha ascoltato una registrazione di un corso di autoaiuto, ha lavorato, lavato i piatti e mangiato come tutti i giorni della sua vita. Ma ora ha un orizzonte preciso: quale viso gli è apparso?

Dialoghi senza senso. Il sale della storia

Decide, dunque, di andare da Lorelai e di invitarla a recarsi con lui al matrimonio della sorella: compie due gesti, fino ad allora impensabili per il suo stesso carattere. Va incontro alla sorella, all’amore familiare, e si apre con la donna per cui prova interessa. Tutto in una botta sola, senza tentennamento (o quasi):

Lorelai: Luke, Hi
Luke: Hey, where are you coming from?
Lorelai: oh, you know, the zucchini patch
Luke: uhh?
Lorelai: It’s a long story. No, it’s short. I slept in the zucchini patch
Luke: Okay
Lorelai: So, what are you doing here?
Luke: I wanted to talk to you
Lorelai: okay
Luke: I got that wedding coming up
Lorelai: I know
Luke: and I know you’re busy with your to-do list and all, but I think you could use a little break
Lorelai: oh, I could use a little break
Luke: take a break with me, come to the wedding
Lorelai: really?
Luke: It should be fun, there’ll be turkey legs, 
Lorelai: oh, well, sure
Luke: yes?
Lorelai: yes
Luke: good, yes, good
Lorelai: all right, then
Luke: I’ll meet you at your house. We’ll walk over together, okay?
Lorelai: great
Luke: I’ll see you then
Lorelai: or before then…
Luke: either way is good
Lorelai: yeah, mee too
Luke: and you don’t have to wear a fruity outfit
Lorelai: Oh, I’m gonna be a little fruity
Luke: that’s good too [chuckles]

Luke's Lessons (deserving love). Di narrativa, amore e altri miracoli. -Una lezione di narrativa di Matteo Tuveri, Nella foto Scott Patterson, Lauren Graham e Alexis BledelIl dialogo fra Lorelai e Luke è un botta e risposta banale, quotidiano. Ognuno di noi affronta tale tipologia di dialogo mille volte al giorno: si parla di ortaggi, di lavoro, di un invito a un matrimonio. La trama è sospesa ma l’effetto della audiocassetta motivazionale si fa sentire anche sullo spettatore (e sul lettore): forse lo sguardo di lei è più luminoso, forse lui è più attraente. O forse il narratore ci ha ormai ipnotizzato.

Cosa definisce maggiormente un personaggio ben caratterizzato e sfumato: un dialogo sensazionale e memorabile (per carità, anche quello ci sta bene, ogni tanto), oppure un tranquillo, demenziale e scoordinato scambio di battute? Lorelai e Luke ci insegnano che non sempre la poesia è nelle grandi cose.

Comunicazione e amore: mercanteggiare non è amare

Successivamente il protagonista decide di occuparsi del nipote, Jess. Si rivede senza dubbio in lui, ma vuole comunicargli qualcosa. Vediamo insieme cosa:

Luke: I achieved this great sense of calm. No more anger, no more frustration. Live and let live. You are who you are. I cannot change that, and I’m gonna stop trying. I wish I felt this earlier. The I wouldn’t have dragged you down here. I apologize for that. 
But, I mean, if you really hate your mother that much, then you shouldn’t be here. You shouldn’t walk here down the aisle, and you shouldn’t go to her wedding. 
Jess: I don’t hate my mother
Luke: You don’t? Well, then, I don’t get it. Why weren’t you coming…because of me? You hate me that much?
Jess: I don’t hate you [sighs] I came here because of you.
Luke: stop that
Jess: you said it was important to you. Do you remember?
Luke: I remember. I didn’t think you were listening. Ok, so you don’t hate your mom, you don’t hate me. So…why weren’t you coming? 
Jess: [sighs] 
Luke: no. Rory still? That’s ancient history. You haven’t seen her in a year.
Jess: I saw here when I was here a few months ago. 
Luke: I didn’t know that. So, what happened?
Jess: nothing. I told her, uh…
Luke: what?
Jess: I told her I loved her.
Luke: wow! What did she say?
Jess: nothing
Luke: you said it and walked away?
Jess: I walked in my car and left
Luke: you dropped the bomb and ran? You didn’t stick around to see what she said?
Jess: No… and abviously she had nothing to say.
Luke: how you know?
Jess: she could have contacted me anytime in the last three months, but she didn’t
Luke: you change your phone number weekly
Jess: [scoffs] The ball was in her court
Luke: oh, Jess, come on. You did this completely wrong. Open two-way communication is the foundation of love and you cut that off. I had this friend…let’s call him Phillip, who thought expressing intimacy was a favor to his partner, but expression of intimacy should be given freely and frequently. He loved Judy, but he used his love as a bargaining tool
Jess: who the hell is Judy?
Luke: Phillip’s wife, we call her Judy
Jess: I wasn’t bargaining
Luke: you were bargaining. You had expectations out of line with what deserved. 
Jess: Where are you getting this junk?
Luke: Life. I have lived
Jess: where, in a Bette Midler movie?
Luke: I’m just trying to help you out
Jess: oh please, you are the most dysfunctional person I know.Your marriage to Nicole…nothing but weird
Luke: I’m better now
Jess: Yeah, right…right. Oh man, we’re just a couple of losers. 
Luke: Well, things change, my friend
Jess: oh, yeah?
Luke: Stay tuned

Per completare l’opera, Luke consegna al nipote Jess il corso di autoaiuto, completo di libro e audiocassetta, accompagnandolo con un: “Here. I’m done with it. Enjoy”.

Luke's Lessons (deserving love). Di narrativa, amore e altri miracoli. -Una lezione di narrativa di Matteo Tuveri, Nella foto Scott Patterson e  Milo VentimigliaJess è scettico. La sua vita è incastrata in un percorso di studi abbandonato, una professione inesistente, una vita sentimentale tradita e boicottata dai suoi modi scostanti e una vita familiare divisa fra l’affetto per una madre insufficiente al suo ruolo e un padre che lo ha abbandonato. La sua è un’esistenza interrotta, non è contemplato nemmeno un bivio. Ma l’episodio successivo vede il ragazzo leggere una rivista che, a ben guardare, con un gioco di telecamera, rivela nascosto il libro di autoaiuto: “You’re not alone”.

La domanda a voi lettori, e spettatori, è la seguente: la storia non si è mossa di una virgola ma voi siete lì affacciati sulla vita di Luke, Lorelai, Jess e Rory. Come mai? Possibile che una storia così “ferma” vi crei curiosità? Oppure, ancora una volta, siete cascati nella trappola narrativa della “durata con pausa”?

Ancora più importante appare l’effetto del testo messo in scena: che effetto ha avuto su di voi? Meritate di essere amati? E soprattutto: riuscite a vedere il suo viso?


Tutte le immagini a commento dell’articolo:©Dorothy Parker Drank Here Productions, ©Hofflund-Polone & ©Warner Bros Television/Distributore Canale 5 (ep. 1-77) Italia 1 (ep. 78-153) Netflix (st. 8)