Si chiama Efisio Busonera – ArtEfix (formidabile, spiritoso e arguto) e realizza a Cagliari perfette riproduzioni dei bungalow in legno che un tempo popolavano la spiaggia di Cagliari e che sono conosciuti come Casotti.

Casotto di Cagliari, by Efisio Busonera, ArtEfix

Casotto di Cagliari, by Efisio Busonera, ArtEfix

Prima disordinate casette per trascorrere le lunghe estati, poi la sistemazione secondo criteri estetici e cromatici che li resero – per miracolo – quasi uno uguale all’altro, i Casotti sono diventati uno dei simboli della Cagliari autentica (memoria familiare per eccellenza), quella che solo il cagliaritano conosce a fondo (che lo storico contempla con ammirazione) e che il Sig. Efisio ricostruisce con rara sensibilità.

La Cagliari del Casotti era molto diversa da quella di adesso: le famiglie si recavano al mare in gruppi numerosi, spesso formati non solo da familiari, ma anche da amici e vicini di casa. Il cibo era rigorosamente fatto in casa (chilometro zero, diremmo oggi) e pure il divertimento. I Casotti non erano certo per tutti, ma attorno ad essi ruotava un mondo intimo molto vicino ai racconti di Natalia Ginzburg. Il mare non era più solo un mostro che isolava o che dava cibo, ma anche elemento di distrazione sociale. I primi timidi cenni di turismo iniziavano a fare capolino nella testa di alcuni imprenditori. Le dune bianche scuotevano i pali che reggevano i Casotti durante le giornate di forte vento, mentre il surf era ancora un timido straniero nella terra delle boccette e del pallone.

Matteo Tuveri (Portrait 2018, by A. Duranti)La vista delle creazioni di Sig. Efisio, quei Casotti celesti, blu e rossi, inseguono il ricordo sbiadito di mia nonna, ereditato da mia madre: con le sue vestagliette a fiori, i capelli ricci e gli occhi neri come il carbone. Amministrava la famiglia come un esercito, con la dolcezza di una madre di granito, grande, enorme e protettiva. Amava, per la figlia più piccola, i grandi fiocchi bianchi, le scarpette lucide e gli orsacchiotti Steiff imbottiti ancora con la paglia. E il nonno, con gli occhi di ghiaccio come il cielo di maestrale, i grandi baffi bianchi (forse allora erano ancora rossi, come posso immaginare) e le mani grandi, accompagnava quella figlia per i vicoli del quartiere di Marina, una volta dismessa la divisa dell’Arma.

I Casotti d’Arte sono pillole di handmade autentico, in cui impegno e poesia coincidono. Sono convinto che nel 2019, sull’odio a denti stretti, sul “prima ci sono io”, sull’acquisto della felicità a tutti i costi, vincerà saper raccontare storie.

By Matteo Tuveri